IL TEATRO DELLA PANTOMIMA
A dispetto dell'indignazione dei moralisti, durante l'Impero la pantomima divenne la forma più diffusa di spettacolo teatrale, superando in consenso e popolarità la commedia classica sul modello di Plauto e di Terenzio, e persino le famose fabulae atellanae, farse che mettevano in scena alcuni personaggi fissi quali Macco (lo stupidus), Bucco (lo spaccone che finiva sempre per buscarle) e Pappo (il vecchio avaro e libidinoso).
Nella pantomima, il canovaccio - basato in genere su intrecci di adulterio e su parodie erotiche di episodi della mitologia - era nettamente meno importante dell'abilità istrionesca dell'attore, che poteva improvvisare a suo piacimento: la rappresentazione, infatti, si giocava sui gesti e soprattutto sul linguaggio, tanto sboccato e triviale da suscitare le ire scandalizzate dei censori.
È infatti ai feroci avversari di questo tipo di spettacolo - soprattutto gli scrittori cristiani - che dobbiamo le nostre conoscenze in materia: per poter meglio denigrare la pantomima, essi furono costretti a descriverne minutamente bassezze e oscenità; così, grazie al loro sforzo moralizzatore, noi oggi siamo in grado di ricostruire tale forma di intrattenimento con sufficiente esattezza. L'audacia e la licenziosità delle scene, la lascivia e la scurrilità dei testi, la consuetudine di recitare in abiti succinti, o addirittura in costume adamitico - una certa Arbuscula venne licenziata perché rifiutava le parti troppo spinte - inorridivano i benpensanti, che si affannavano a fustigare ripetutamente la pantomima con attacchi violenti e del tutto inascoltati.
In quanto alle mimulae, le primedonne di questo genere teatrale, esse venivano chiamate “persone abiette” dagli stessi che andavano ad applaudirle; erano dunque reputate alla stessa stregua delle prostitute, anche se molti romani, affascinati dal “carisma” di tali attrici, erano disposti a commettere delle follie per ingraziarsele, come dimostra il fatto che Augusto dovette espressamente proibire ai senatori la facoltà di contrarre matrimonio con una di esse. Ciò, peraltro, non impedì alle mimulae di continuare a frequentare, più o meno ufficialmente, il bel mondo e ad accettare cospicui regali dalle mani di cittadini illustri: costume comune, del resto, anche ai loro colleghi maschi, che venivano spesso beneficiati da ricche matrone in cerca di brividi inediti...